RICERCHE  SULLA  MAFIA

a cura di Giovani Liceali

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a) RIFLESSIONI  SUL  FENOMENO  DROGA

    Parlare di mafia, di quello che ha significato,di cosa voglia dire oggi, è una facoltà riservata ai tecnici, introdotti professionalmente nella lotta del crimine o che lo studiano per lavoro.     Voglio dire che negli ultimi anni moltissime cose del fenomeno mafia sono cambiate e che, venendo meno fatti eclatanti evidenti, tutti noi siamo stati indotti a credere, grazie anche ai successi ottenuti dalle forze dell'ordine, che la mafia sia stata sconfitta.  Ecco quindi in tutti noi la difficoltà di trovare argomentazioni tali da coinvolgere istituzioni, mass-media, società civile, dimenticando che un totale disinteresse e proprio ciò che i vertici mafiosi auspicano per continuare a delinquere ai più alti livelli, relegando il fenomeno mafia ad una sorta di argomento da intellettuali, da letterati, da maestri del cinema o ad un fenomeno da studiare a scuola.          In questi ultimi dieci anni lo Stato, attraverso alcuni uomini di grande coraggio e professionalità e con l'aiuto di alcuni pentiti, tra cui Buscetta, è riuscito ad infliggere duri colpi alla mafia, arrestando alcuni dei suoi capi. Per arrivare a qualche successo nella lotta alla mafia sono stati fondamentali i maxiprocessi svolti negli anni ottanta, frutto del coordinamento delle indagini sia a livello nazionale che internazionale.     Nel novembre 1994 l'ONU ha organizzato, a Napoli, una conferenza sulla criminalità allo scopo di coordinare, a livello internazionale, un piano contro la grande criminalità.

    Anna Uccello - indirizzo scienze sociali -Liceo Polivalente Quintiliano- Siracusa.

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b)  LA  MAFIA

   Fra le varie organizzazioni criminali operanti in Italia, la mafia è sicuramente la più potente in quanto si è mostrata capace di sopravvivere ad ogni tentativo di repressione, adeguandosi rapidamente alle trasformazioni sociali ed alle conseguenti nuove realtà.     La sua struttura rigidamente gerarchica e la suddivisione in cosche locali fa sì  che essa trovi alimento proprio nel tessuto sociale nel quale opera, e che penetri nei punti cruciali del potere e della vita civile. Il fenomeno mafia sicuramente nasce e si fa spazio in situazioni sociali ben più arretrate e povere, dove le strutture statali non riescono a svolgere per intero i propri compiti istituzionali.  In situazioni del genere si creano spazi, anche grandi, nei quali persone particolarmente influenti, e per posizione economico-sociale e per puro spirito di sopraffazione, esercitano un potere che lo stato non ha loro riconosciuto.      Tale processo, così profondo e capillare, ha creato sempre una possibilità di essere represso da parte dello Stato al punto che la mafia è sempre stata considerata il nemico numero uno dello Stato Italiano.   Questa lotta non ha avuto, nel corso del tempo, sempre la stessa intensità, perchè  l'infiltrazione dei mafiosi è arrivata a livelli alti dello Stato e addirittura negli organi giudiziari.Il risultato è stato quello che tutti conosciamo: un'organizzazione mafiosa sempre più forte e pericolosa con azioni sempre più violente e spietate al punto da non risparmiare i bambini. Quindi non c'è da illudersi, parlare di mafia, oggi, in Italia, non significa parlare di un fenomeno in via di estinzione. La soluzione del problema è di natura sociale: la gente deve capire che la mafia non è invincibile e lo Stato deve fare la sua parte, realizzando un progetto di nuovo sviluppo di quelle terre che possiedono grandi potenzialità econonomiche.

     Andrea La Neve - indirizzo scienze sociali - Liceo Polivalente Quintiliano di Siracusa.

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c) IN SICILIA, LA MAFIA

Aspetti storici e sociali per capire il presente

        "In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere": questa è la drammatica frase con la quale termina l'opera autobiografica di Giovanni Falcone, illustre magistrato di Palermo che ha vissuto fino in fondo l'esperienza della mafia, immolandosi per noi e per seguire i suoi ideali di giustizia e legalità, spinto soprattutto dall'amore per la sua terra, dilaniata dalla pirateria dei signori di Cosa Nostra.                           La frase, chiara e concisa, è densa di significato e può suscitare diverse interpretazioni.                                                                                                       Molti di noi affermano di non essere mai venuti in contatto con la mafia o di averla sempre considerata come qualcosa di invisibile ed estraneo, lontana dai nostri sensi, eppure così vicina, così terribilmente reale.                                    Come spiega Giovanni Falcone, vi è una netta differenza tra mafia e mentalità mafiosa; la nostra società ha una mentalità mafiosa che si basa sull'onore, sul rispetto, valori estremamente formali che limitano noi e il nostro costume.      Dunque la mafia è stata sempre vista come un'utopia, ma in realtà siamo noi che ne favoriamo lo sviluppo, tendendo a rinnegare ciò che è nostro, vivendo nella più totale cecità.  In questo modo noi non amiamo la nostra terra.        Perchè questa ambiguità?   E' opportuno analizzare questo fenomeno, vedere come, ma soprattutto perchè è nato.         La Sicilia, terra ricca e fertile, è stata sempre oggetto di conquista da parte di invasori stranieri che l'hanno dominata senza alcun rispetto per la popolazione locale, la quale ha finito per adattarsi in attesa che se ne andassero via.  Purtroppo in questo periodo di sottomissione si è costruita la mentalità siciliana caratterizzata da un apparente attaccamento alle tradizioni e dalla tendenza ad assimilare qualsiasi novità (è l'atteggiamento di chi ha la consapevolezza di essere inferiore). Quando la presenza dello Stato si indebolisce, gli abitanti cercano di creare uno stato parallelo approfittando della loro impunità e agendo nell'illegalità. Dunque, essendo la mafia un secondo Stato, non può essere abbattuto dalle istituzioni, ma dalle vittime di questa tirannide, i sudditi dello stato. La mafia nasce per una serie di circostanze particolari, a causa di eventi che ne favoriscono lo sviluppo e aumentano la capacità di diffusione. E' il risultato di una lenta e sistematica evoluzione che continua senza che noi, i diretti interessati, ce ne accorgiamo.  E' legittimo quindi chiedersi quale sia il nostro compito all'interno di questa realtà, la nostra realtà, essendo in continuo cambiamento, la nostra società deve rapportarsi a questa avanzata, senza rinnegare la sua vasta e ricca identità culturale. Dobbiamo senza dubbio cambiare, incominciare a prendere consapevolezza che il nostro compito è lottare, cercare in tutti i modi di annientare questo intricato meccanismo modificando la nostra mentalità: il silenzio, la passività, devono mutare in dialogo, verità, valori in cui i Greci, nostri progenitori, credevano profondamente. E' necessario dunque sopprimere, cancellare l'offesa arrecata al nostro suolo profanato da un'eccessiva tracotanza della mafia.

        Luca Iannì - indirizzo linguistico - Liceo Polivalente Quintiliano di Siracusa.

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