I  "Trucchi" dell'Art. 18

Da qualche mese i Sindacati da un lato e il Governo dall'altro discutono in modo molto animato sull'Art.18. Mentre i sindacati desiderano che non venga minimamente cambiato l'Articolo in questione, il Governo vuole apportarvi delle sostanziali modifiche. Parte dei lavoratori è dalla parte dei Sindacati perchè pensa che con la eventuale modifica ogni imprenditore possa licenziare un proprio dipendente anche senza giusta causa. Da parte del Governo si ribadisce che ciò non risulta veritiero e che, anzi, aumenteranno le assunzioni in modo molto sensibile. Prima di illustrare ciò che pensa l'autore del presente sito è necessario prima illustrare cosa recita, in sintesi, l'Articolo 18 e come desidera modificarlo il Governo attuale.

L'Art.18 dello Statuto dei Lavoratori, emanato nel 1970, è applicabile nelle unità produttive aventi almeno 16 dipendenti. Esso unifica le ipotesi di licenziamento non giustificato,nullo e inefficace. Ogni lavoratore, che ne rimane vittima, viene risarcito con 5 mensilità di retribuzione e con il reintegro nel posto di lavoro. Se il datore di lavoro non lo vuole reintegrare allora deve sempre corrispondere lo stipendio al suo dipendente.

Il Governo vuole modificare il suddetto articolo non reintegrando il lavoratore nel posto di lavoro. Il datore di lavoro dovrà, invece, corrispondere al lavoratore un certo numero(si suppone 15) di stipendi come una specie di "liquidazione".

Penso che, in entrambi i casi, il lavoratore subisca "qualcosa". Pur non comprendendo perchè  l'Art.18 deve essere applicato solo a quelle Aziende con un numero superiore a 15 dipendenti, reputo che gli imprenditori, per non subire le conseguenze del suddetto articolo, da alcuni mesi stipulano con i loro dipendenti quasi sempre contratti a termine. Escludendo quindi solo i lavoratori che hanno incarichi a tempo indeterminato, l'attuale Art.18 non potrà, nei prossimi anni, essere applicato a quasi tutti i futuri occupati, perchè i datori di lavoro, come già affermato, al termine del contratto "licenzieranno" definitivamente il dipendente e non lo riassumeranno se non capace o se non segue "perfettamente" le loro "idee".

Per l'imprenditore che ha stipulato un contratto a termine con il suo dipendente l'Articolo 18, modificato o non, non creerà alcun problema perchè egli "sopporterà" il lavoratore sino al termine del contratto decidendo poi se riassumerlo o non.

Certamente l'Articolo in questione danneggerà,in entrambi i casi, notevolmente i dipendenti con contratti a tempo indeterminato e di una certa età, che difficilmente potranno ritrovare un posto di lavoro.

Secondo la mia opinione la modifica dovrebbe garantire il lavoratore con uno stipendio sino a quando egli troverà un nuovo posto di lavoro e non applicarsi a dipendenti con almeno 25 anni di servizio se non sarà loro garantito uno scivolamento di contributi per avere, quindi, un trattamento pensionistico.

Reputo che il migliore risultato può essere raggiunto dalle parti sociali e dal Governo con un proficuo dialogo. I lavoratori da un lato e gli imprenditori dall'altro dovrebbero trattare, cercando non tanto di accettare o modificare il presente articolo 18, quanto trovare nuove regole di compartecipazione al fine ultimo di ottimizzare le Aziende e renderle più concorrenziali nel mercato europeo e mondiale. D'altro canto è logico che un imprenditore tratta meglio un dipendente che migliora la produzione della sua Ditta e il lavoratore desidera che l'azienda dove lavora progredisca per non essere in pericolo di licenziamento. 

Prof. Sampognaro Giuseppe