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Per un’azienda industriale moderna la possibilità di continuare a crescere e diversificarsi è legata al radicamento e all’integrazione delle sue attività nel territorio in cui opera, integrazione che, a sua volta, dipende da come l’azienda è in grado di comunicare con il territorio.

 

 

In questi ultimi anni vi sono state alcune aziende industriali che hanno aumentato tantissimo il loro fatturato; altre, invece, sono state costrette a chiudere perché i loro dirigenti non sono riusciti ad integrare le loro fabbriche alle attività presenti nel territorio oppure non hanno avuto rapporti con le costruttive componenti del mondo esterno.

Ogni industria che nasce deve innanzitutto considerare l’impatto col mondo che la circonda e, quindi, non chiudersi in sé ma comunicare con le altre aziende e le istituzioni presenti nel territorio.

In questa fase non sono da sottovalutare i contatti con gli enti che gestiscono i mezzi di trasporto basilari per il reperimento delle materie prime delle quali l’industria ha bisogno per proseguire il suo ciclo produttivo e per l’invio dei prodotti finiti.

E’ fondamentale che vi sia, sin dalla sua creazione, una disponibilità al dibattito con il mondo esterno che non deve cercare, nel momento della progettazione e quindi della costruzione, l’individuazione del sito, per lo studio dell’impatto con l’ambiente in relazione alle sostanze prodotte, al fine di rendere minimo o nullo l’inquinamento, ma anche in itinere, attraverso la trasparenza e le iniziative di collegamento con il campo socio-culturale in modo da rendere ottimali i rapporti comunicativi e sociali con tutte le componenti presenti nel territorio.

E’ necessario, quindi, la costituzione di un “Piano di Comunicazione Aziendale” che si prefigga lo scopo di migliorare i rapporti tra l’industria e il mondo esterno.

Anche i politici devono essere coinvolti, tra l’altro, per il miglioramento delle strutture aero-portuali e di comunicazione stradale per consentire un più rapido reperimento delle materie prime che rappresentano la “linfa” per la fabbrica e che renda il trasporto delle merci finite estremamente rapido sia all’interno dei confini nazionali sia all’esterno per le esportazioni dirette in ogni parte del mondo.

In questo “piano” dovrebbero essere presenti anche medici, in particolare sociologi e psicologi, ambientalisti, ma anche scienziati che possano discutere, all’inizio della progettazione e anche durante la realizzazione, sulle conseguenze ambientali e sui rapporti, che ne deriverebbero, con tutta la popolazione.

In tale “piano” si studi il modo in cui l’industria possa favorire ed aumentare nel tempo l’occupazione dei giovani anche con l’inserimento di moderne tecnologie.

Non si prediliga fondamentalmente il profitto degli imprenditori, ma si pensi soprattutto alla salute dei dipendenti e si cerchino strumenti ottimali per minimizzare la fuoriuscita di sostanze inquinanti.

Naturalmente, per raggiungere i migliori risultati, si deve creare un rapporto ottimale tra i dirigenti industriali e tutte le componenti del mondo esterno  con le quali  vi dovrà sempre essere una sempre più proficua collaborazione.

 

                                  Messina  Giuseppe , classe V A TIL

         Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato

                     “P.Calapso”     SIRACUSA .